“…All’angolo di uno di questi vicoli, una traversina di via dei Due Macelli in un locale inglobato oggi dalla nota casa di calzature Bata, Enrico andava con Caterina a comprare il pane in un antico e celebrato forno il cui portale in travertino era istoriato tutto attorno con ventiquattro grandi pagnotte tonde. Accanto al portale un anello di ferro serviva da monito ai vecchi romani che avevano conosciuto i duri anni della carestia. A quell’anello fissava l’alabarda, il soldato di guardia al forno, messo lì per scoraggiare gli eventuali assalitori. “Da quell’anello”, si vantava il fornaio con Enrico, “è nato il detto, appoggià la libarda, ovvero magnà a sbafo”, perché, sempre secondo la spiegazione dell’artigiano, il soldato di guardia per ordine del Bargello doveva essere sfamato a pane e companatico dal fornaio stesso. Così un giorno il nonno del fornaio amico di Enrico, per protestare contro l’iniquo balzello, fece tagliare a metà la pagnotta in travertino scolpita sul montante della porta, quella che stava proprio accanto all’anello che sosteneva l’alabarda”.
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