“…La ristorazione romana tanto apprezzata dai viaggiatori del Grand Tour nasce in modestissime botteghe con la cucina spesso a vista o al massimo nascosta da una tenda non sufficiente ad arginare gli odori. I Lopez Rosa prima e gli Alvarez de Castro poi, avranno sicuramente frequentato la friggitoria sistemata sul quarto degli otto cantoni (dove oggi apre le sue porte il ristorante La Capricciosa), nell’omonimo slargo rimpiazzata sul finire dell’Ottocento dall’osteria Zefferino, punto di ritrovo degli studenti della vicina Accademia di belle arti di via di Ripetta, sfamati dallo stesso Zefferino per meno di una lira. Riconoscenti per il buon trattamento, un gruppo di giovani artisti affrescò un’intera parete della saletta a loro riservata con una scena conviviale nella quale gli studenti erano ritratti attorno a Zefferino, sorridente porgitore di una gigantesca fiamminga di spaghetti fumanti. Poco distante, in vicolo degli Otto Cantoni, c’era un’altra osteria, l’Aliciaro, gestita da un certo Augusto che tutti chiamavano “Gustarello”. Anche Gustarello aveva ordinato un affresco ai ragazzi dell’accademia, un vago stemma araldico della ditta costituito da due barili di alici e un litro di vino dei Castelli. L’Aliciaro, con i suoi tavoli all’aperto sotto gli alberi d’alloro, durò fino alle demolizioni fasciste dell’Augusteo, a seguito delle quali si trasferì in via Panisperna 242. Il terzo locale in zona, un’osteria con cucina sulla piazzetta della Tribuna di San Carlo, aveva un nome inequivocabile: Remo senz’acqua. Tra i suoi clienti più assidui figurano il maestro Mascagni, il ministro Leonida Bissolati, l’artista Fregoli e Gabriele D’Annunzio (…)”.
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